Quarto chakra, Anahata: libera energia del cuore per vivere senza ansia
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Voglio raccontarti la mia storia del quarto chakra. Nei miei primi mesi di pratica Yoga, il mio maestro ripeteva spesso un concetto durante le nostre lezioni. Chiedeva: “cosa ti piaceva fare da piccina, quando nessuno ti guardava?” Per tanti mesi non ho saputo rispondere: la mia energia era talmente bassa, dispersa tra l’ansia e miriadi di preoccupazioni, che non sapevo dare una risposta. La mia mente non si concedeva il lusso di riflettere, di ricordare uno stato di pura gioia, pura presenza, come lo è un bambino che gioca, facendo ciò che ama, ignorando il resto del mondo.
Un giorno, una battuta che chiaramente non voleva essere tale, mi ha permesso di fare “clik” nella mente su questo concetto. Il mio maestro sorridendo mi ha detto:
“se nella vita avessi seguito la tua anima artistica, invece che quella commerciale, a quest’ora non sapresti nemmeno cos’è l’ansia”.
Da quel momento ho iniziato a ricordare cosa facevo da piccola: amavo stare in giardino per ore, osservando i fiori e i roseti dei miei nonni, mi perdevo nei loro campi; ascoltavo e scrivevo le storie di mio zio storico autodidatta, ho sempre amato la musica, ballare (rigorosamente scalza), e colorare.
Dov’era finita quella Elisa? Possibile che mi fossi veramente trasformata in un condensato di paure, panico, ansia e rigidità a soli venticinque anni?
Il mio respiro bloccato, il mio diaframma cementato, e la mia vita piccola e terrificante hanno iniziato ad andare in frantumi non appena ho detto interiormente a me stessa:
“okay, andiamo a conoscere chi è veramente questa Elisa, riprenditi la vita che ti spetta veramente”.
Oggi, a distanza di anni, tanta esperienza e tanta formazione, so che quella era l’energia del mio Anahata Chakra (quarto chakra).
Che cos’è Anahata, il chakra del cuore
Anahata significa “non colpito, non battuto”. Questa traduzione si riferisce al suono di natura trascendentale che è senza interruzioni in questo chakra, esattamente come il cuore che batte senza sosta dalla nascita alla morte. In stati profondi di meditazione, questo suono di natura trascendentale è possibile percepirlo.
Ahanata è la sede dei sentimenti e delle emozioni fini e raffinate. L’amore è un sentimento di Anahata, ma non si tratta di un amore che lega.
Per spiegarlo in altre parole, se io lego la mia felicità e serenità alla mia famiglia, a mia moglie, a mio marito, ai miei figli, o chi per essi, e temo gli altri come nemici, o fastidio al mio piccolo mondo felice, questo non è considerato un amore “sano”; nello yoga questo è considerato un pericoloso attaccamento, che conduce verso una grande sofferenza.
Se io invece sono realizzato e felice interiormente, e rinnovo ogni giorno questa connessione con l’Universo intero, riconosco me stesso negli altri e in ogni Creatura. Per cui, che io abbia famiglia, oppure no, ricco o povero, sano o malato, apro il mio cuore alla vita, agli altri, ad una forza superiore che ci guida tutti, e in questo abbandono profondo, trovo la via per la guarigione e per una vita piena.
La vita piena chiede di abbandonarsi, di lasciar andare tutte le certezze e le credenze falsate che abbiamo di noi stessi, per aprirsi a sentimenti di elevata qualità, che rendono la vita piena ed abbondante. Questi sentimenti elevati sono la compassione, l’empatia, l’equilibrio, l’amore incondizionato, la gentilezza, la positività e la devozione.
Come si trova il coraggio di vivere tutto questo? Risvegliando energeticamente Anahata Chakra.
Anahata è considerato anche il centro in cui convergono e trovano armonia le energie dei tre chakra inferiori (Muladhara, Swadhistana e Manipura, più legati alla Terra), e le energie dei chakra superiori (Vishuddi, Ajna, Bindu e Sahasrara, più legati al Cielo).
L’armonia energetica che si crea in Anahata crea la nostra capacità di entrare in comunione, di relazionarci col mondo esterno, e questa è una grande forza di Ahanata.
Quando si rinuncia agli opposti (questo mi piace, questo no), si abbandona il giudizio, e “semplicemente” si accoglie a cuore aperto tutto ciò che la Vita ci riserva come la più grande delle benedizioni, l’energia in Anahata fluisce liberamente e la vita scorre serena.
Se invece ci si intestardisce nel fare andare le cose come vogliamo noi, manipolando e volendo controllare tutto e tutti, l’energia in Anahata si blocca ed emergono dolori e resistenze sia a livello fisico, sia a livello mentale, creando scompensi e problemi di ogni tipo.
Caratteristiche del quarto chakra
Localizzazione nel corpo: nella colonna vertebrale, in linea col centro del torace
Senso connesso: tatto
Strutture fisiche connesse: plesso cardiaco, cuore, polmoni, diaframma
Simbolo: un fiore di loto di dodici petali (i petali rappresentano il numero di connessioni con il sistema nervoso)
Elemento connesso: aria
Colore: verde
Bija mantra: YAM
Quando Anahata chakra è in disequilibrio
Quando il quarto chakra è in disequilibrio le conseguenze si sentono chiaramente sia sul piano fisico, che sul piano psichico.
Il disequilibrio energetico nel corpo porta a patologie cardiache: infarti, pressione alta, aritmie, tachicardia e palpitazioni; e anche patologie polmonari: senso di costrizione al torace, blocco del diaframma, e asma.
Il disequilibrio energetico nella psiche e nella personalità si traduce in: attaccamento e dipendenza emotiva, giudizio eccessivo e severo di sé, emozioni compresse e bloccate, rabbia, non si accoglie se stessi per come si è, perdita di connessione con la realtà, blocco degli istinti primari, bisogno di eccessiva sicurezza, gelosia, resistenza al cambiamento, depressione, ansia, odio verso se stessi.
Non è un caso che il quarto chakra sia connesso all’elemento aria, in parole povere, al respiro. Se si respira male, se il diaframma si blocca, significa che si diventa incapaci anche di vivere liberamente le proprie emozioni.
Così come il respiro deve essere lasciato libero di potersi manifestare pienamente, così le emozioni devono essere lasciate libere di attraversarci (belle o brutte che siano) e poi andare, quando si sono esaurite.
La paura di vivere le emozioni è fondamentalmente la paura di vivere. Non è possibile far finta di non sentire un’emozione, e poi pensare di vivere serenamente. L’energia del quarto chakra è un’energia potente, possente, capace di ribaltare il mondo, per cui più si cerca di fuggire o non sentire una qualsivoglia emozione, più questa ci farà del male interiormente e condizionerà la nostra vita fino a farci impazzire.
Quando il quarto chakra è equilibrato
Una persona che ha armonizzato ed equilibrato il chakra del cuore la riconosci immediatamente: stai bene e provi una grande calma e pace solo standole accanto.
L’equilibrio del quarto chakra nel corpo è soprattutto un’ottima salute di cuore e polmoni, un diaframma libero di muoversi, e un respiro lento, profondo e consapevole.
L’equilibrio del chakra del cuore nella psiche e nella personalità si traduce in:
- indipendenza emotiva,
- capacità di desiderare e di realizzare per il bene di sé e degli altri,
- buona comprensione di sé e delle proprie emozioni,
- capacità di amare incondizionatamente,
- compassione,
- empatia,
- comunione con gli altri e il mondo,
- capaci di stare al proprio posto,
- equilibrio,
- atteggiamento positivo verso la vita.
Come riequilibrare Anahata: esercizi
Gli esercizi per riequilibrare Anahata chakra possono essere svolti su due livelli, che sono profondamente in sinergia tra loro.
Le asana dello Hatha Yoga sono uno strumento potente per muovere una nuova e buona energia verso il chakra del cuore. Ma anche una nuova attitudine alla vita è fondamentale per muovere energia verso Anahata.
Vediamoli qui sotto nel dettaglio.
Esercizio 1, le asana e i pranayama dello Hatha Yoga
Nello specifico sono utili tutti gli archi che aprono il torace, gli equilibri con le mani al torace, e pranamasana.
I pranayama invece sono tecniche di respiro molto utili per iniziare a conoscere il proprio respiro, e comprendere come questo sia legato alla nostra sfera emotiva. Se l’emozione è libera di esprimersi, così lo è il respiro. Se l’emozione viene contratta e compressa, così lo è il respiro.
Esercizio 2, Il respiro Yogico completo per muovere il diaframma
Il respiro Yogico completo è un respiro verticale, composto di tre fasi: dall’addome alle clavicole nell’inspiro, e dalle clavicole all’addome nell’espiro. E’ un respiro che ha una potente influenza (benefica) sia sul corpo che sulla mente. Durante questo respiro, il diaframma ritrova il suo buon funzionamento, come muscolo principale della respirazione; si abbassa mentre si inspira, e ritorna verso l’alto nell’espiro, massaggiando e tonificando internamente sia l’area dei visceri, sia gli organi della regione addominale.
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Esercizio 3, la gratitudine ogni giorno
Quando siamo presi da mille paranoie e dall’ansia, è un attimo dimenticarsi quanto siamo fortunati nella vita. Se la mattina ci alziamo e siamo vivi, già questo è un’ottimo motivo per ringraziare (Dio, la Natura, l’Universo, chi vuoi…); se poi ti alzi e sei sulle tue gambe e cammini, trova modo di ringraziare, non è scontato. Se poi ti accorgi di avere un tetto sulla testa, persone che ami accanto e il frigo pieno, ora di colazione potresti sentirti già pieno di gratitudine e amore, e la tua energia sarà una buona energia. Se inizi a dare tutto per scontato, la tua vita rischia di cadere nelle routine che deprime e sfociare anche nella lamentela e nel vittimismo. Di certo non è il modo migliore di iniziare la giornata.
Esercizio 4, connettiti con la Natura e i suoi ritmi
Concediti il tempo di guardare un’alba, un tramonto, lo scorrere dell’acqua o di vivere il silenzio dell’alta montagna, senza fretta. Stare in Natura non è solo piacevole, ti riconnette con altri ritmi ed energie, che dovrebbero essere la norma, non l’eccezione quando vai in vacanza. In questi frangenti, cerca di sentirti un tutt’uno con il momento presente, senti che non sei separato dalla magnificenza che hai davanti agli occhi. Per cui, invece di preoccuparti di tirar fuori il telefono per catturare il bellissimo tramonto, godi del momento, chiudi gli occhi, respira, e…sentiti connesso; quello è tutta energia in Anahata.
Esercizio 5: medita con i simboli, i colori e i mudra di Quarto Chakra
I simboli su cui meditare sono: lo Yantra del chakra, oppure un’antilope nera.
Il colore su cui meditare e il verde (anche per questo stare in natura aiuta)
I mudra per Anahata sono principalmente due: Hridaya e Vayu.
Leggi anche: I mudra per ansia: lo yoga delle mani per liberarsi dall’ansia
Chi conosce i mantra, può anche meditare sul Bija di Anahata, che è YAM.
Conclusione
Anahata è un chakra che io amo particolarmente, è un po’ il mio punto di forza, mi ha trasformato radicalmente l’esistenza. Avendolo avuto bloccato per tanto tempo, schiava delle mie emozioni incontrollate, so quanto è difficile pensare che la personalità possa cambiare così radicalmente, tanto da trasformare una vita di sofferenze continue, in una vita di gioia, salute e abbondanza.
La risposta è semplice: certo, razionalmente non ci puoi arrivare. La forza di Anahata, la forza del cuore è una forza travolgente. Non è che puoi giocarti a tavolino quello che puoi fare o non puoi fare, come accade con la mente razionale. Quando Anahata inizia a risvegliarsi, letteralmente ti trascina verso la tua nuova salute, la tua nuova personalità, la tua nuova vita, e non ti chiede “scusa posso”. Ti ribalta la vita e ti dice: “ecco, la tua nuova direzione è quella, inizia a camminare, insieme a me.”
E’ un percorso facile? No.
Ne vale la pena? Si, assolutamente.
Perchè non hai idea come diventa straordinaria e meravigliosa la vita quando ti apri a lei, al mistero insito nella vita stessa, senza voler controllare, senza voler trattenere, solo vivendo al meglio delle tue possibilità, donando agli altri, al mondo, tutti i tuoi talenti e la tua bellezza, baciando le tue zone buie, e guardandoti intorno con occhi nuovi carichi di gentilezza, condivisione e amore.
Letture consigliate
Amazon.it: Lo yoga nella vita. La pratica quotidiana di una vita illuminata – Farhi, Donna, Petech, Diana – Libri
Cit. “Non importa chi siamo o per quanto tempo ci siamo trincerati in comportamenti autodistruttivi: la pratica quotidiana dello yoga ha il potere di metterci di fronte alla nostra fondamentale bontà innata e a quella degli altri. Riscoprire chi siamo in realtà nel nostro nucleo ci spiana la strada a fare esperienza della connessione con gli altri al livello più elementare. Questa capacità di connessione è al cuore della pratica detta yoga. Vivere in uno stato di unione non è un concetto esoterico né una qualche indefinita sfera superiore a cui possono aspirare solo persone di grandissima intelligenza: è l’apertura di un cuore, che rende capaci di provare tenerezza, gioia e dolore senza reprimerli. E l’apertura della mente a una consapevolezza che abbraccia invece di escludere; è il riconoscimento, immediato e spiazzante, della nostra fondamentale uguaglianza. È la pratica di osservare con chiarezza, ascoltare con udito fine e rispondere al momento presente con tutta l’empatia di cui siamo capaci. Ed è un tornare a casa con il corpo e nel corpo, perché è soltanto nel corpo che possiamo fare tutte queste cose.”